Longuelo: il quartiere nato in una Conca Verde
Non solo musica per le vie di Longuelo, ma tante testimonianze della storia e un forte legame col territorio che il boom edilizio incontrollato del secolo scorso non è riuscito a cancellare. Due percorsi ben distinti che ci svelano anime distanti e affascinanti del quartiere che un tempo era lontano e separato dalla città.
EDIZIONE
2023/24
DIAMO NOME AI LUOGHI
Architetti/e FUORI dalle classi
ARCHITETTI/E
Arturo Teramo, Elisabetta Salvadori, Ivana Lacagnina,
Mario Beltrame, Annarita Ranfino, Elisa Boschi
QUARTIERE/PAESE
Longuelo
AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
Comune di Bergamo
SCUOLA
Fondazione Scuola Montessori Bergamo
Scuola Primaria Montessori
CLASSI
n. 3 Classi V
n. 55 bambini/e
INSEGNANTI
Giorgia de Felice, Serena Levati
TEMI E PAROLE CHIAVE
Tessuto urbano
ortaglie
brolo
roggia Serio
portone di San Matteo
strada vecchia
lavatoio
conca verde
OBIETTIVI
Per iniziare incontriamo le tre classi in aula, tutti insieme;
Ci presentiamo come architetti e architetti ognuno con le sue specifiche competenze e ambiti professionali . Presentiamo rapidamente il lavoro che andremo a svolgere senza anticipare troppo per non condizionare i bambini e le bambine e lasciarli approcciare agli spazi del quartiere con uno sguardo totalmente libero e spontaneo.
Dividiamo le classi in due gruppi che svolgeranno 2 distinti percorsi. Accenniamo al fatto che intendiamo leggere il territorio come sovrapposizione di stratificazioni, immaginando la città come un libro, o meglio, come un palinsesto (pergamena o papiro prezioso su cui si scrive e riscrive in diverse epoche dopo aver cancellato quello che vi era riportato precedentemente ) da cui emergono tracce di storia locale e globale che possiamo leggere più o meno esplicitamente.
In questa ricostruzione siamo supportati da una pubblicazione e dalle preziose informazioni forniteci dall’Associazione VivereLonguelo che nel secondo incontro con le classi ci accoglierà nello Spazio di Quartiere, illustrandoci una bellissima mostra di fotografie storiche locali e proponendoci un interessante laboratorio sullo sviluppo e la conformazione del tessuto urbano del quartiere.
FASI
Primo incontro (3 ore)
Taccuini e mappe alla mano, i gruppi sono invitati ad annotare:
- Nomi di vie, piazze, giardini, scuole …
- Vie, passaggi e spazi non indicati in mappa evidenziando anche quali spazi non hanno un nome
- Targhe monumenti, insegne particolari …
- il percorso svolto e i suoi punti di interesse
- eventuali riflessioni e disegni che riproducano dettagli dell’esistente
Percorso urbano
In questo tragitto che si snoda lambendo innanzitutto la Briantea e il suo trafficato rondò, attraversiamo ambiti residenziali dall’aspetto molto diverso tra loro: una zona a bassa densità con villette unifamiliari di due o massimo tre piani dai giardini curati e ben delimitati, un’altra zona i cui notiamo edifici più alti e più grandi – lo si evince chiaramente anche sulla cartografia – dove non esistono recinzioni tra i fabbricati e vi sono svariati passaggi di collegamento ciclopedonale tra aree aperte destinate a verde, piazzale o parcheggio e quasi sempre prive di un nome!
È chiarissimo a tutti come cambiano i rumori, gli odori e le altre percezioni dell’ambiente nelle diverse zone attraversate: il fastidio nel tratto prossimo al rondò della Briantea e lungo la parte meridionale di via Bellini; la quiete addentrandosi in via Donini, ad esempio, e nelle stradine limitrofe; nuovo trambusto imboccando via Puccini e un certo senso di disorientamento e sorpresa aggirandoci negli spazi interstiziali del quartiere più “popolare” dove fabbricati residenziali degli anni ’60 e ’70 non privi di una propria identità, sono attorniati da molto verde e aree semipubbliche, con percorsi nascosti che ci conducono in posti inaspettati, come ad esempio staccandosi da via Toscanini e imboccando il sentiero per il Parco delle Ortaglie, il cui nome ci suggerisce immediatamente cosa possa essere stato un tempo.
Sul percorso urbano riusciamo dunque ad approcciare i concetti di tessuto urbano e densità residenziale, di spazio pubblico/privato, di utilizzo dei materiali da costruzione e vagamente anche quelli di volumetria e stile architettonico.
Proseguendo ancora verso nord raggiungiamo la via Longuelo e il confine occidentale del quartiere dove in corrispondenza di via del Coppo (altra storia interessante!) si accavallano diversi cartelli: MOZZO, CURNO, BERGAMO. Curno in realtà ci si era già presentata in precedenza, al termine di via Polaresco, col medesimo cartello e con una grande M incorniciata da altre colorate e iconiche insegne.
Via Longuelo sembra a sua volta delimitare il quartiere rispetto a qualcosa di totalmente diverso, l’altra Longuelo, quella più vecchia, quella più verde, quella sottratta alle speculazioni edilizie e salvata almeno in parte dalla cancellazione della sua storia e paesaggio anche grazie all’istituzione del parco dei Colli. Qui, infatti, incontriamo il primo edificio che riconosciamo immediatamente come storico, la Torre di Longuelo; notiamo via della Rovere e da qui, pur dirigendoci nuovamente verso il centro più edificato e trafficato del quartiere, cogliamo vari indizi di un’epoca passata: la traccia di un antico spiazzo di deposito della ghiaia, il Giardino dei Gelsi, il Cinema Conca Verde. Forse iniziamo davvero a capire cosa potesse essere il quartiere – anzi il paese – quando i nostri nonni erano bambini. Ultime tappe il Giardino Rita Levi Montalcini prossimo alla scuola primaria Cavezzali.
Percorso agreste
Ci dirigiamo verso la collina, costeggiando la nostra scuola intitolata a Maria Montessori da un lato e il parco del Polaresco dall’altro. Notiamo con piacere che tante donne han dato nomi a scuole e vie. Avvistiamo strane costruzioni in legno e in pietra e un canale prosciugato e poco curato che evoca tuttavia una storia legata all’acqua, è la Roggia Serio e qui il panorama cambia improvvisamente, un attimo prima sei in città e un minuto dopo attraversando un breve passaggio sei in campagna. Incredibile! La Stongarda, che sarà mai? Il portone di San Matteo e delle scalette che fan ben più che suggerire una Bellavista . Imbocchiamo subito una Strada Vecchia che è lì sicuramente da tanto tempo e poi scorgiamo via San Martino della Pigrizia, che pare che nulla abbia a che vedere con l’ozio. Giù per via Longuelo, osservando il lavatoio e l’omonima piazza, la chiesa, il Brolo dei Frati e all’incrocio con via Astino ci dirigiamo verso il centro del quartiere passando per via Bellini e piazza della Tintoria, dove la grande ciminiera concorre ad evocare la funzione storica dell’area, fino a largo Vittoria Quarenghi dove ci ricongiungiamo con l’altro gruppo di compagni/e e, attraversata la trafficata via Mattioli, l’avvenieristica Chiesa della Vergine Immacolata progettata da Giuseppe Pizzigoni e segnalata dalla targa posata in occasione di LABB (Love Architettura Bergamo Brescia) promosso dagli Ordini degli Architetti di Bergamo e Brescia e da Fondazione Architetti Bergamo in occasione di BG-BS Capitale della Cultura 2023.
Tante tappe che riportiamo sulle nostre mappe e taccuini con nomi di vie, piazze, targhe commemorative, panchine colorate, proverbi che risuonano nel nome di un asilo …
In vista del successivo incontro affidiamo alle classi un compito : ” …vi invitiamo a prendere in mano mappe e taccuini per riordinare gli appunti, i disegni, le idee e i ricordi prima che svaniscano, in modo da raccontare ai compagni dell’altro gruppo quello che avete notato e compreso durante il tragitto fatto insieme … I compagni e le compagne ripercorreranno il tragitto da voi affrontato, aggiungendo informazioni e spunti di riflessione alla mappa-guida che avrete preparato per loro …”
Secondo incontro (3 ore)
Uscita con mappa-guida scambiandosi i percorsi che vengono implementati/variati con alcune tappe perse al primo giro ed eventuali deviazioni/scorciatoie. Sono i bambini a indicare il percorso che leggono sulla mappa e che può svolgersi più rapidamente rispetto alla prima volta; Vengono aggiunte nuove informazioni alla mappa-guida e qualche nuova annotazione sui taccuini.
Terzo incontro (2 ore)
Rielaborazione di tutto il materiale. Su grandi rotoli di carta stesi a terra ogni studente della la classe è invitato a esprimere liberamente ciò che meglio ricorda dell’esperienza.
Forniamo anche una mappa muta formato A1 dove verranno riportati in bella tutti i nomi e i simboli della nostra legenda.
Coi fogli di lucido sovrapponiamo i colori per categorizzare le vie (due chiavi di lettura: categoria e genere )
Riportiamo inoltre le varie annotazioni di dettaglio su post it colorati che attacchiamo negli spazi vuoti della mappa